Sono passati dieci giorni dalla nascita di Giacomo. Dieci giorni molto diversi da come, per tanti mesi, me li ero immaginati.
A poche ore di vita Giacomo ha mostrato segni di distress respiratorio, presentava una sorta di gemito e rientramenti intercostali.
In sostanza non respirava correttamente, perciò hanno dovuto trasferirlo in patologia neonatale dove è stato posto in termoculla.
Mi hanno spiegato che la difficoltà respiratoria poteva essere causata da un’infezione o, più probabilmente, dal freddo e che il calore della termoculla avrebbe migliorato la situazione.
Non so dirvi cosa ho provato in quei momenti.
Non avevo ancora del tutto realizzato che il mio piccolo era nato e già dovevo fare i conti con quella paura che paralizza ogni genitore. Il terrore che i propri figli non stiano bene, che possa succedere loro qualcosa. Lo guardavo là dentro e le lacrime scendevano incontrollabili.
Finalmente qualche ora dopo ho potuto prendere in braccio Giacomo per allattarlo. L’ho stretto a me, ho fatto il pieno del suo odore di bimbo e ho sperato che non si fosse sentito troppo solo.
Gli ho dato la buonanotte sperando che la mattina successiva avrei potuto riportarlo in camera con me.
Non è andata così.
Alle quattro di notte la pediatra mi ha chiamata per avvisarmi che la difficoltà respiratoria era peggiorata, che dagli esami del sangue era risultata un’infezione e che avevano iniziato una doppia terapia antibiotica e la somministrazione di ossigeno.
Il mio cuore si è fermato per un attimo.
Poi ha aggiunto che Giacomo stava meglio e che aveva fame.
Ho ripreso a respirare.
Ho provato a tirarmi il latte, ma era ancora troppo presto perciò gli hanno dato un po’ di latte artificiale. Solo la mattina dopo sono finalmente riuscita a tirare il mio latte che Giacomo ha gradito molto di più.
La giornata è passata così. Poche carezze attraverso l’oblò della termoculla, tante lacrime e l’agonia del tiralatte ogni tre ore. Alla sera, finalmente, ho potuto di nuovo prendere in braccio il mio ometto per allattarlo. Ha mangiato e fatto la cacca, così per la prima volta gli ho anche cambiato il pannolino. Piccoli grandi passi in avanti.
Il lunedì mattina è iniziato con una buona notizia. Nella notte avevano tolto l’ossigeno! Poche ore dopo lo riportavano in camera da me!
I giorni seguenti sono stati un susseguirsi di attese. Giacomo ha proseguito con l’antibiotico e al mattino faceva un prelievo di sangue per verificare se il valore della PCR (l’indice infiammatorio segnale dell’infezione in corso) fosse sceso sotto la fatidica soglia di 0,50.
Ogni giorno sembrava dovesse essere quello buono e ogni giorno la delusione post-visita della pediatra era più grande.
Poi sabato, finalmente, per festeggiare la nostra prima settimana in quattro, la bella notizia.
Gli esami del sangue sono perfetti e l’emocoltura ha dato esito negativo.
Si torna a casa!!!
Eravamo felicissimi. Aurora poi non stava più nella pelle! Dopo una settimana che è stata dura anche per lei, finalmente eravamo tutti insieme! Non ci serviva nient’altro.
I primi giorni a casa sono stati frenetici, tra nonni, zii e una sorella maggiore su di giri. Da ieri siamo tornati alla normalità e pian pianino troviamo il nostro nuovo equilibrio. In quattro.
Sara